La Venere degli stracci su Vogue

L'edizione italiana della rivista Vogue è uscita in edicola con 8 differenti copertine, una di queste riprende l'opera di Michelangelo Pistoleto che per l'occasione l'ha rivisitata

Un nuovo inizio: è questo il tema che Vogue Italia ha deciso di sviluppare nell’ultimo numero. Otto copertine diverse curate da grando artisti. Un progetto, quello della testata di moda, che “punta a raccontare come, in ogni angolo del mondo, la vita si riaffacci dopo i lockdown, e la moda cerchi un futuro a misura di tempi nuovi”.

Una delle otto copertine è stata affidata a Michelangelo Pistoletto che, per l’occasione ha rivisitato La Venere degli stracci. Gli altri artisti coinvolti sono tutti nomi di altissimo livello: Massimo Vitali, Anne Collier, Torbjørn Rødland, Precious Okoyomon, Hans Ulrich Obrist, Jordan Wolfson, Tschabalala Self, Thomas Ruff.

“La Venere degli Stracci – ha affermato il maestro biellese ai microfoni di Vogue in riferimento alla copertina – è un’opera interattiva, nel senso che è attivata dal pubblico che mentre consuma moda produce stracci. La Venere sempre nuda rappresenta ogni persona che si veste e si sveste incrementando il cumulo degli abiti-rifiuto. La Venere è la memoria mentre gli stracci sono il continuo passare delle cose. Gli stracci lasciati a se stessi non vorrebbero dire nulla, non significherebbero altro che inquinamento, mentre la Venere, apportando la memoria della bellezza nell’arte, li rigenera trasformandoli in colore, calore, emozione, sensazione. È il pensiero che fa rinascere”.

Come Accademia Unidee – Fondazione Pistoletto questa occasione è un segnale importante che ci parla della rinnovata attenzione su temi che fanno parte del cuore del nostro progetto. Non a caso abbiamo recentemente organizzato un convegno sulla relazione tra Etica e Moda, per avviare una riflessione intorno ai concetti di sostenibilità e circolarità.

Quello che facciamo, a partire dai nostri corsi e incontri, è di dare vita a un’indagine intorno alla relazione tra il sistema della moda e la cultura globale contemporanea. La moda etica riguarda tanto l’immaginario che la anima quanto l’impatto sociale e ambientale che produce.

 


 

All’interno di questo numero si può leggere l’intervista a Michelangelo Pistoletto realizzata da Francesco Monico, direttore di Accademia Unidee.
Ne riportiamo qui uno stralcio.

 

Cover d’artista: intervista a Michelangelo Pistoletto

Francesco Monico: Diversamente dalla primigenia opera in cui una Venere marmorea era rivolta verso un cumulo di stracci, in questa sua Venere degli Stracci per Vogue Italia la modella Freja Beha Erichsen, nuda, si appoggia al cumulo di abiti, in gran parte dismessi oltre ad alcuni di nuova fattura offerti da Prada. L’installazione fotografica è bidimensionale su stampa lucida policroma. In questo caso specifico il pubblico fruisce l’opera maneggiando il numero di settembre 2021 di Vogue Italia. In quest’opera è presente la tensione verso la rigenerazione tra mercato, consumo e inquinamento nel momento in cui siamo chiamati a manutenere un pianeta che va alla deriva: i cambiamenti climatici, la sovrappopolazione, la ricerca di un qualche canone di sostenibilità infiammano il dibattito mondiale politico, amministrativo e culturale.

Michelangelo Pistoletto: La Venere degli Stracci è un’opera interattiva nel senso che è attivata dal pubblico che mentre consuma moda produce stracci. La Venere sempre nuda rappresenta ogni persona che si veste e si sveste incrementando il cumulo degli abiti-rifiuto. La Venere è la memoria mentre gli stracci sono il continuo passare delle cose. Gli stracci lasciati a se stessi non vorrebbero dire nulla, non significherebbero altro che inquinamento, mentre la Venere, apportando la memoria della bellezza nell’arte, li rigenera trasformandoli in colore, calore, emozione, sensazione. È il pensiero che fa rinascere.

FM: Possiamo quindi ipotizzare che la sua opera crei una giustapposizione tra passato e presente, tra ordine e disordine, tra natura e artificio, tra ciò che è eterno e naturale e ciò che invece è transitorio e artificiale, all’interno di una cura che l’essere umano deve avere per l’ambiente esterno e interno. E in questo rapporto tra natura-artificio l’arte è al centro perché oggi si osserva il suo circolare come pensiero diffuso. Paradossalmente ci sono sempre meno grandi artisti proprio nel momento in cui l’arte, il modo di pensare artistico, si propaga in questa forma, peraltro rigeneratrice.

MP: Io posso parlare di quello che è il mio percorso fino a oggi, all’interno del quale la rigenerazione è presente. Credo che l’artista abbia una funzione essenziale, la sua maestria rimane indispensabile. Tuttavia tale maestria non sarà più solo dei grandi artisti famosi, sarà di tutti coloro che sapranno cimentarsi non solo nel produrre un’opera, ma nell’integrare la creazione nella convivenza sociale. E questo richiede una continua capacità di rinnovamento che è espressa nel segno del Terzo Paradiso.

FM: Quando ha realizzato il Terzo Paradiso all’ONU, per il 70° anniversario della sua nascita, ha chiamato l’opera Rebirth, rinascita, e ha spiegato la sua idea di creazione. In una conferenza stampa un giornalista del continente africano le ha chiesto come pensava di riuscire a evitare la creazione di nuovi mostri.

MP: Ho risposto che bisogna prendere il mostro e metterlo nel primo cerchio della formula del Terzo Paradiso, poi prendere la virtù e metterla nel cerchio opposto, creando nel cerchio centrale l’equilibrio tra i due. Ciascuno di noi è mostro e virtù. Nella società siamo l’una e l’altra cosa. Dobbiamo cercare l’equilibrio. E questo è l’impegno. L’opera Rebirth vuol dire esattamente rinascere trovando un equilibrio.

FM: La sua formula della rinascita cerca un equilibrio, ma quali sono l’orizzonte e la stabilità di questa rinascita?

MP: L’equilibrio non deve essere un orizzonte uniforme e statico, deve essere dinamico e rinnovarsi continuamente, proprio come l’arte. L’artista ha la capacità di produrre equilibrio dinamico e in questo equilibrio può includere tutti. È l’orizzonte comune. Per esempio tutti cantano, tutti suonano, tutti fanno sport, non solo i campioni. Il fatto che si possa pensare oggi a una società fatta dall’arte non esclude che l’arte possa essere attuata individualmente. Infatti ogni volta che una persona in qualsiasi modo esercita la creazione sta muovendosi nella direzione dell’arte, addirittura il semplice fare fotografie con lo smartphone. La rete è un’immensa mostra di arte visiva e tutti siamo creatori, perché mentre produciamo immagini ci ingegniamo per trovare qualche cosa che ci apporti piacere estetico e facciamo un atto artistico. Come nel canto e nello sport ci sono quelli che vanno oltre e si distinguono, arricchendo l’immagine di senso. Tuttavia ogni individuo ha bisogno di sviluppare la sua capacità creativa, e non c’è il bello o il brutto, l’unico brutto è l’aberrazione morale.

FM: C’è chi sostiene che l’interpretazione e la comprensione siano un gioco. Riprendendo il suo pensiero sull’arte potrei dire che l’opera gioca con noi, ovvero noi siamo giocati dall’opera oltre a essere protagonisti di un gioco. Il gioco ha una fenomenologia propria che va oltre i giocatori, quando giochiamo non siamo dei giocatori ma siamo giocati. Nel fenomeno del gioco noi ci conosciamo per come reagiamo all’evento giocato.

MP: Nel 1966 ho realizzato, come parte degli Oggetti in Meno, una sfera di giornali compressi di un metro di diametro. L’ho spinta in strada e la gente ha cominciato a giocarci senza chiedersi se fosse un’opera d’arte o meno. Ho capito che quella sfera era il simbolo fisico del “caso”. Infatti nel gioco del calcio, del tennis, del biliardo ogni persona o squadra cerca di spingere il caso verso il proprio obiettivo. Anche nella roulette c’è la sfera e lì si gioca direttamente a tu per tu con il caso.

FM: In questo momento l’immagine della Venere come rinascita è fortissima. Significa tornare a una condizione, a uno stato particolare, alla gioia, all’amicizia, alla vita; e anche rinascere in buone condizioni (segue) fisiche o morali dopo una crisi. Tutto quello che vorremmo oggi è una nuova visione ecologica.

MP: Io non parto necessariamente dall’ecologia ma con l’arte arrivo all’ecologia. Penso allo sviluppo della società umana che inizia nel momento in cui nasce la raffigurazione, ovvero la virtualità che rappresenta la realtà, e ciò avviene con l’impronta della mano preistorica sulla parete della caverna. Prima di quel momento il pensiero umano ancora non esisteva: pensare vuol dire paragonare l’idea di una cosa con la cosa, mettere in contatto idea e realtà. Da quel momento l’essere umano prende totale possesso del pianeta (forse non ce ne accorgevamo fino al secolo scorso). Lo ha fatto attraverso una mano artificiale che ha creato un pianeta artificiale il quale ci porta dritti alla collisione con il pianeta naturale. Adesso per evitare la catastrofe dobbiamo finalmente affrontare la dualità finale: mettere in equilibrio l’artificio e la natura per far nascere il Terzo Paradiso. Quindi per accordare armonicamente il primo e il secondo Paradiso ci vuole l’ecologia.

Continua qui la lettura dell’intervista.

 

L’opera di Michelangelo Pistoletto La Venere degli Stracci (1967) sulla cover di Vogue Italia, in cui l’artista ha rivisitato la sua celebre installazione. Editor-in-Chief: Emanuele Farneti. Creative Director: Ferdinando Verderi. Foto: Damiano Andreotti. Modella: Freja Beha Erichsen. Vestiti di Prada.