Desiderio postcapitalista – Mark Fisher

Il termine postcapitalismo implica una vittoria raggiunta attraverso il capitalismo. Non si oppone semplicemente al capitalismo, ma è ciò che succede quando il capitalismo è finito

di: Mark Fisher

Pubblichiamo un estratto dal libro Desiderio postcapitalista. Le ultime lezioni, di Mark Fisher, edito dall’editore Minimum Fax che ringraziamo per la possibilità concessa. Il brano qui riportato è tratto dalla Prima lezione dal titolo Cos’è il postcapitalismo?.

 

 

Mark Fisher: …Passeremo rapidamente in rassegna la struttura del corso, così come lo immagino in questo momento. Come dicevo, potete intervenire per modificarla e cambiarle forma – questo corso è un esperimento, che comincia adesso…
Ok. Bene, per iniziare volevo parlare dell’ispirazione negativa del corso. La mia intenzione originaria era quella di farvi vedere tre filmati, ma temo che dovrò parlarvene perché per qualche motivo a me ignoto non si riesce a far funzionare il sonoro…
(Fisher mostra lo spot lanciato dalla Apple in occasione del Super Bowl 1984: si vede una giovane donna in colorati abiti sportivi, inseguita da addetti alla sicurezza in tenuta antisommossa, nell’atto di scagliare una grossa mazza contro uno schermo gigante, di fronte al quale siede un esercito di uomini grigi privi di espressione; la scena ricorda gli annunci del Grande Fratello in 1984 di George Orwell. Alla fine del filmato, una voce e una scritta annunciano: «Il 24 gennaio Apple Computer presenta Macintosh. E capirete perché il 1984 non somiglierà a 1984).1 Questo era il primo. Qualcuno lo riconosce? Qualcuno di voi l’ha già visto? (Mormorio generale.) Esatto. Sta nel film su Steve Jobs, giusto? Qualcuno di voi l’aveva già visto?… Sì? Dove l’avete visto?

STUDENTE 1: Be’, io il film non l’ho visto…

MF : Ah, non hai visto il film su Steve Jobs…

STUDENTE 1: Ma mi pare che qualcuno l’abbia postato su Facebook, credo. Non conosco il contesto: so soltanto che è uno spot Apple per il Super Bowl.

MF : Esatto, vale di sicuro la pena di rivederlo più tardi con il sonoro… Come dicevo, in questo momento non riesco a far funzionare l’audio… Ma la semplice immagine basta a raccontare la storia. Spesso, in termini polemici, dico che «questo è il film più influente degli ultimi trentacinque anni». È stato realizzato da… Chi mi sa dire il nome del regista?

STUDENTE 2: Ridley Scott.

MF : Sì, è diretto da Ridley Scott, e si vede, giusto? Si nota dallo stile che è molto simile ai film che aveva realizzato poco prima. Scott aveva ridefinito lo stile della fantascienza di Hollywood con Alien e Blade Runner, usciti rispettivamente nel 1979 e nel 1982 mi pare, perciò lo spot è di due anni dopo. È davvero il miglior film che ha realizzato dall’epoca, a mio giudizio. Probabilmente il suo unico film rilevante da allora.

Questo spot, non scherzo, ha disseminato tropi che oggi sono ormai parte integrante del nostro immaginario: l’idea dei sistemi di controllo burocratici che operano dall’alto, contrapposti al dinamismo di mentalità interconnesse.

E la cosa astuta, credo, o perlomeno significativa… tutta la pubblicità può essere considerata una forma di dreamwork… Il dreamwork, come diceva Freud, implica la combinazione, la compressione, la condensazione di idee diverse. Lo spot, se osservate le immagini, non fa altro che condensare tutto l’immaginario della guerra fredda – che nessuno di voi è abbastanza vecchio per ricordare davvero, se non sul piano storico – l’immaginario della guerra fredda associato in particolar modo all’Unione Sovietica: un immaginario negativo legato a un’idea di tetraggine, di sottomissione burocratica dell’individuo. Se osservate il video, vedete che gli automi grigi si trascinano sottomessi agli ordini impartiti dall’alto dal mezzobusto, in un chiaro riferimento a 1984 di Orwell. (Gli eredi di Orwell non furono molto contenti dello spot, ma questa è un’altra storia, e per il momento la accantoniamo).2 Il filmato però combina un immaginario a lungo identificato con il blocco sovietico con l’immaginario associato a grandi aziende come ibm , che all’epoca dominava il mondo dei computer.

Apple qui si presenta nel ruolo dell’ultima arrivata, del colore che si insinua in un mondo grigio, cupo e burocratico. Apple è nuova. Fatto interessante, è una donna. È il colore che irrompe in un mondo grigio di monoliti burocratici dove, nel dreamwork pubblicitario, ibm è equiparata all’Unione Sovietica. Vediamo il nuovo mondo che sta per liberarsi da un regime poliziesco noioso, livido, cupo, monolitico. Ed è esattamente ciò che poi è successo! In un certo senso, il filmato è stato profetico. Più che profetico: potremmo dire iperstizionale.3 Ha contribuito a far succedere esattamente ciò che descriveva.

Dal mio punto di vista, la cosa interessante è la capacità dello spot di indicare che esiste un problema di desiderio sul piano del capitale. L’immaginario legato alla guerra fredda lascia intendere che non esista davvero un desiderio… O meglio, che esiste soltanto il desiderio del capitalismo. Il mondo comunista, così come la ibm e il mondo delle imprese capitaliste allora dominanti, è noioso e tetro, ed è un’obiezione a tutto questo! Il nuovo mondo capitalista sarà totalmente diverso. Il nuovo mondo capitalista parla di desiderio, cosa che nel mondo comunista non succede mai.

Ecco in parte spiegato il mio interesse per quel video. Metterò il mio Powerpoint sul vle in modo che più tardi possiate guardarlo con il sonoro.4 Purtroppo questi problemi sono inevitabili… in pratica contraddicono subito il messaggio degli spot, e cioè che Apple e Microsoft sarebbero state efficienti e prive di intoppi. Siamo qui da cinque minuti e già sappiamo che non è vero… (Risate.) Quindi non vedo nessuna ragione per cui il sonoro non debba funzionare, ma continuo a non sentire nulla…

Bene. Il secondo filmato che volevo mostrarvi era questo spot, più o meno dello stesso periodo se non erro (Mark mostra lo spot «Levi’s 1984 Russia».5 Durante la proiezione descrive alcuni
degli aspetti salienti del video: un uomo dall’aria nervosa è sottoposto a un controllo doganale alla frontiera russa, le guardie sovietiche frugano nella sua valigia e scoprono alcune riviste occidentali. Interrotte dall’arrivo di un superiore le guardie lasciano passare l’uomo, che fa il suo ingresso in Unione Sovietica enormemente sollevato, per poi, una volta raggiunto il suo appartamento, estrarre dalla valigia un paio di jeans Levi’s nascosti.)

L’uomo ha questa valigia… dove c’è una copia di The Face, all’epoca la bibbia dello stile, la più importante rivista londinese di cultura dello stile… Ed eccolo nel cupo mondo sovietico.
È tutto in bianco e nero. Ecco l’appartamento opprimente verso cui si dirige. Ma attenzione! (Risate.) La sua vita è di colpo riscattata dal fatto di essere riuscito a contrabbandare un paio di Levi’s in Unione Sovietica.
Non è una situazione inventata solo a fini pubblicitari. In Unione Sovietica i Levi’s godevano effettivamente di uno status da super-feticcio. Perciò, di nuovo, cosa indica questo spot? Non soltanto che il blocco sovietico era repressivo, politicamente repressivo, ma anche che inibiva e frenava il desiderio.
Questi due spot pubblicitari sono comparsi in un momento in cui, col senno di poi, possiamo dire che la guerra fredda stava finendo. All’epoca però, a metà degli anni Ottanta, l’impressione generale era molto diversa. Il crollo dell’Unione Sovietica e del sistema sovietico alla fine degli anni Ottanta è stato rapidissimo, nessuno lo avrebbe previsto a metà decennio. Allora si aveva la sensazione di una guerra fredda totale che si sarebbe protratta per decenni.
Le immagini che abbiamo visto vengono da quel periodo. La terza cosa che volevo mostrarvi, ma a questo punto non ha molto senso senza sonoro…

STUDENTE 3: Volevo soltanto chiedere… Dov’è stato usato questo spot della Levi’s?

MF : In Gran Bretagna. Era uno spot britannico. Sì. Era pensato per la Gran Bretagna.

(Mark proietta un terzo filmato, che mostra Louise Mensch nel programma satirico Have I Got News for You.)6 Qui vediamo Louise Mensch, ex parlamentare conservatrice nonché autrice di romanzi rosa (non riesco a credere che si chiami davvero «Mensch», sembra il personaggio stupido di un romanzo di Martin Amis, no?) ecco, Louise Mensch che partecipa a Have I Got News for You, programma di blanda satira politica della bbc , all’epoca di Occupy London.

Com’è noto, in quell’occasione Mensch sostenne che i contestatori di Occupy erano privi di autenticità e poco credibili, in quanto frequentavano Starbucks e probabilmente usavano gli iPhone. Un’accusa senza dubbio piuttosto diffusa. Hanno l’iPhone, quindi non possono essere veri anticapitalisti.

Per cui esiste un collegamento, non trovate, fra i primi due spot pubblicitari e le dichiarazioni di Louise Mensch. Hanno tutti alle spalle la stessa narrazione, una storia che parla di desiderio. I contestatori usano i prodotti del capitalismo avanzato, perciò… la realtà è che non soltanto sono degli ipocriti, ma neppure desiderano davvero ciò che dicono di desiderare. Non vogliono realmente un benessere che vada al di là del capitalismo. Ciò che desiderano sono solo i frutti del capitalismo, ecco perché alla fine il capitale vincerà. A livello etico potranno anche dichiarare di voler vivere in un mondo diverso, ma a livello libidinale, a livello di desiderio, scelgono di vivere nel mondo capitalista attuale.

Questi sono i tre punti su cui si basa l’ispirazione negativa del corso, in cui intendo sollevare la seguente domanda: esiste realmente il desiderio per qualcosa che vada oltre il capitalismo? È una posizione che in parte si ispira al recente dibattito sull’accelerazionismo, probabilmente l’idea che ha maggiormente influenzato il mio corso, con cui in realtà sono entrato in contatto in due diversi momenti. Il primo è stato negli anni Novanta, quando sono venuto a stretto contatto con l’opera di Nick Land, di cui parleremo in seguito, una figura molto discussa che ha sviluppato una concezione di accelerazionismo, non voglio dire proprio di destra, ma di stampo capitalista.

L’idea di Land era che il capitale fosse la forza più poderosa mai comparsa sulla terra, che l’intera storia terrestre avesse condotto all’emergere di questo sistema di intelligenza artificiale di portata planetaria, e che può essere considerato capace di dirigere a posteriori tutta la storia umana verso la propria comparsa – un po’ come lo Skynet nei film di Terminator.

L’opera di Land è un’intensa poeticizzazione del potere del capitale. È interessante notare come quest’opera abbia fatto la sua comparsa negli anni Novanta, un’epoca di grande trionfo del capitale dopo il crollo del sistema sovietico alla fine degli anni Ottanta. L’opera di Land era in realtà un’elaborazione, uno sviluppo, una sorta di remix di idee precedenti presumibilmente di sinistra, e in particolare dell’opera di Deleuze e Guattari e di Lyotard, che per l’appunto cercavano di immaginare un tipo di postcapitalismo che non aspirava a ritrarsi dalla modernità capitalista, ma tentava di andare completamente al di là di essa.

È stato negli ultimi anni che la visione di sinistra dell’accelerazionismo… All’inizio anche il termine accelerazionismo, coniato da Benjamin Noys nel suo libro The Persistence of the Negative, aveva un’accezione negativa, per poi essere riconvertito da Alex Williams e Nick Srnicek… (Mark sottolinea la pronuncia di Srnicek, «surnek».) Si pronuncia così, per conferma del diretto interessato. Credo che gli antenati di Nick, quando si sono trasferiti in Canada, abbiano rinunciato a tentare di farlo pronunciare in modo corretto dai canadesi. (Risata.) Ad ogni modo, Williams e Srnicek hanno cercato di ridefinire l’idea di accelerazionismo, di movimento verso il postcapitalismo da una prospettiva di sinistra – e a dire il vero, quattro o cinque anni fa si è tenuto un seminario proprio qui alla Goldsmiths, dove penso che Nick e Alex abbiano cominciato a sviluppare concretamente le loro idee.

Perciò la domanda fondamentale, quella che sta dietro a tanti dibattiti che ruotano intorno all’accelerazionismo, è: possiamo immaginare un postcapitalismo? È possibile conservare parte delle infrastrutture libidinali e tecnologiche del capitale e muovere al di là di esso? Sono i quesiti che hanno influenzato le mie riflessioni negli ultimi anni… probabilmente il quesito che più ha influenzato il mio pensiero, e di conseguenza dà anche forma alla struttura del corso.
[…]

Ok. Quali sono dunque i vantaggi del concetto di postcapitalismo?11 Penso che all’inizio valga la pena di rifletterci sopra: perché utilizzare il termine postcapitalismo, invece di comunismo, socialismo eccetera? Bene, innanzitutto questo termine non è compromesso dal legame con progetti oppressivi e fallimentari del passato. Il termine postcapitalismo possiede una sorta di neutralità che è assente in termini come comunismo e socialismo, anche se penso che ciò sia in parte dovuto a una questione generazionale: il termine comunismo è carico di associazioni negative per gente della mia età o più vecchia di me.

Il termine postcapitalismo implica la vittoria – questo è l’altro aspetto, giusto? Quando parliamo di postcapitalismo, supponiamo che esista qualcosa oltre il capitalismo. E implica anche una direzione, giusto? Se è postcapitalismo, indica una vittoria, una vittoria raggiunta attraverso il capitalismo. Non si oppone semplicemente al capitalismo, ma è ciò che succede quando il capitalismo è finito. Parte da dove ci troviamo adesso. Non è uno spazio completamente separato, credo che questo sia implicito, no? Il concetto di postcapitalismo è qualcosa che si sviluppa dal capitalismo. Si sviluppa dal capitalismo e muove oltre. Ciò significa che non siamo costretti a immaginare una pura alterità, un puro esterno. È uno dei caratteri del postcapitalismo. Possiamo partire dai piaceri del capitalismo e lavorare sui piaceri del capitalismo, oltre che sulle sue oppressioni. Non siamo per forza intrappolati in un mondo alla Louise Mensch, dove il possesso di un iPhone ci impedisce di desiderare il postcapitalismo. Anche se non penso che nel postcapitalismo desidereremmo possedere un iPhone…
Comunque… Sì?

STUDENTE 4: Ma tutto questo discorso non somiglia più a una teoria che a un sistema politico?

MF : Una teoria? Sì, questo è un potenziale problema. In realtà presenta una serie di problemi…12 (indica i punti elencati nella slide). Mi pare di averlo detto nel secondo punto della slide. Penso che la tua obiezione sia leggermente diversa…

STUDENTE 4: Perché socialismo e comunismo presentano un…

MF : Certo, un progetto positivo concreto, mentre il concetto di postcapitalismo rischia di apparire troppo teorico. Oltretutto è legato al concetto di capitalismo. Anche questo rappresenta un potenziale problema. Gibson-Graham parlano di «capitalocentrismo». Se parliamo di postcapitalismo, se definiamo i risultati delle nostre ambizioni politiche, culturali e sociali in termini di postcapitalismo, questi restano ancora definiti in relazione al capitalismo. Perciò il termine non esprime un progetto positivo.

(Legge la slide.) «Resta legato alla temporalità del post-». Quindi suona un po’ come il termine postmoderno: è definito da qualcosa che lo precede, e non da ciò che in effetti è in sé. Non è necessariamente progressista… Questo nuovo libro pubblicato da Verso, Four Futures: Life After Capitalism – penso che possiate trovarne alcune parti online – [sostiene che] se una cosa è postcapitalista non significa che sia necessariamente desiderabile.13 «Estinzione» è una delle definizioni o scenari del postcapitalismo [presentati dal libro]; un altro scenario prevede una sorta di accumulazione super-capitalista ad alta rendita che in un certo senso non risulta più calcolabile…
Possiamo aggiungere altri scenari. Magari ne conoscete qualcuno.
Sì? Prego…

STUDENTE 5: Sì, avrei altri due…

MF : Altri due? Altri due problemi?! Ok.

STUDENTE 5: Sì… Il problema non sta solo nel fatto che il termine non descrive un progetto positivo, ma che non descrive neppure un progetto negativo. Per esempio, alcuni aspetti negativi del capitalismo che vogliamo respingere. Mi vengono in mente le strategie di rifiuto dell’Autonomia, per esempio. E penso anche che sia facile smarrirsi in questo prefisso post-. Certe narrazioni postmoderne… Si rischia di non definire nulla. E di parlare del postcapitalismo come se cadesse dal cielo.

MF : Sì, penso che siano tutti potenziali problemi presenti in questo corso.
Possiamo rifletterci sopra man mano che andiamo avanti.
Probabilmente avrete altre osservazioni da aggiungere strada facendo. Alcuni di voi magari vogliono scrivere qualcosa sull’argomento: in generale, il concetto di postcapitalismo è «positivo»? Vale la pena di continuare a utilizzarlo? Sono stato molto combattuto sull’uso del termine […].

 

 

 

 

1. «Apple 1984 Super Bowl Commercial Introducing Macintosh Computer», visionabile su YouTube.

2. Considerato che lo spot richiamava molto da vicino l’immaginario di 1984, la Fondazione George Orwell vi vide una violazione del copyright e inviò ad Apple una lettera di diffida. Vedi William R. Coulson, «Big Brother Is Watching Apple: The Truth About the Super Bowl’s Most Famous Ad», Dartmouth Law Journal, vol. 7, n. 1, inverno 2009, pp. 106-15.

3. Termine coniato a fine anni Novanta, quando Fisher faceva parte della Cybernetic Culture Research Unit dell’Università di Warwick. Nel suo significato più semplice la parola iperstizione fa riferimento a un processo attraverso cui le finzioni si avverano. La ccru la definisce così: «Elemento della cultura che si fa reale, per mezzo di dosi di fiction che aprono a potenziali viaggi nel tempo. L’iperstizione agisce come un intensificatore di corrispondenze, dando origine a una chiamata agli Antichi». Vedi ccru, «Appendix 1: ccru Glossary», in ccru Writings 1997-2003, Urbanomic Media, Falmouth 2017, p. 363.

4. «Virtual Learning Environment», server istituzionale utilizzato dall’università per condividere materiale didattico, notizie sui dipartimenti e altri generi di informazioni tra il personale e gli studenti.

5. Lo spot è visionabile su YouTube.

6. «Louise Mensch on Occupy London – lsx (hignfy)», visionabile su YouTube.

11. Testo slide 5: Quali sono alcuni dei vantaggi del concetto di postcapitalismo (rispetto a comunismo, socialismo eccetera)?

  • Non è compromesso dalla sua associazione con vecchi progetti falliti e oppressivi.
  • Implica la vittoria: il capitalismo finirà e verrà rimpiazzato da qualcos’altro.
  • Parte da ciò che siamo e dove ci troviamo – da ciò che il capitalismo ha già costruito – dai suoi piaceri e dalle sue oppressioni.

12. Testo slide 6: Quali sono gli svantaggi del concetto di postcapitalismo?

  • Resta legato al capitalismo (in altre parole, potrebbe essere accusato di «capitalocentrismo»).
  • Non indica un progetto positivo.
  • Resta legato alla temporalità del post-.
  • Non è necessariamente progressista (vedi Four Futures: Life After Capitalism di Peter Fraser, dove solo due dei quattro futuri prospettati risultano progressisti!)

13. Vedi Peter Fraser, Four Futures: Life After Capitalism, Verso, Londra 2016.

 

 

Traduzione di Vincenzo Perna
© Mark Fisher, 2021
© minimum fax, 2022
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