Nuova natura

Come sarà il mondo dopo la crisi del Covid-19? Sarà certamente diverso. Ma come? In che direzione andrà il cambiamento?

di: Ezio Manzini, da cheFare

Ezio Manzini

Come sarà il mondo dopo la crisi del Covid-19? Sarà certamente diverso. Ma come? In che direzione andrà il cambiamento?

 

A fronte di queste domande, alcuni ricordano che ogni crisi ha in sè delle possibilità. E che, anche in questo caso, dovremmo riconoscerle e svilupparle. In questo caso, però, più che in altri, per riconoscerle occorrerà guardare con molta attenzione.

O meglio: occorrerà molta attenzione per riconoscere delle possibilità di un futuro resiliente, equo, aperto e collaborativo. Mentre, purtroppo, sono abbastanza evidenti quelle che vanno nel verso opposto. Cioè verso un mondo meno equo, meno aperto e meno collaborativo.

Stile di vita e politiche del quotidiano. Alcuni, i più ottimisti, si azzardano a dire che, poiché in questi giorni siamo obbligati a cambiare il nostro stile di vita, e riconoscere l’importanza di relazioni umane e beni comuni che ci eravamo abituati a dare per scontati, ci sarà un ripensamento duraturo del nostro modello di benessere. E che questo avrà proprio nella qualità delle relazioni e dei beni comuni il suo riferimento. Sarebbe bello. Ma non sarà così facile.

 

Una proposta: Comunità ibride di luogo, come abitare uno spazio ibrido fisico-digitale

 

Quando la crisi sanitaria sarà meno acuta, emergerà con forza dirompente la crisi economica (che sarà anche politica e valoriale).

Certamente, anche questa crisi porterà a dei cambiamenti nei modi di vivere: tante persone consumeranno meno perché si impoveriranno. Altre, molte altre, lo faranno, e saranno angosciate, perché saranno senza lavoro (o con un lavoro precario).

D’altro lato, tutti saranno soggetti a una pressione mediatica a consumare di più, portando anche una giustificazione etica: “consumare il più possibile è giusto perché aiuta l’economia”, si dirà.

In quest’atmosfera non credo che sarà lasciato molto spazio ai temi della qualità delle relazioni e dei beni comuni. O, più precisamente, non credo che ci sarà spazio per questi temi senza uno scontro. Senza cioè che al trend dominate se ne contrapponga un altro.

Questo contro-trend, se ci sarà, non potrà che essere quello generato da una nuova ondata d’innovazione sociale. Infatti, se, “dopo la crisi nulla sarà più come prima”, l’innovazione sociale che abbiamo conosciuto nei decenni passati evolverà verso qualcosa di nuovo, che ancora non conosciamo.

Qualcosa però si può cominciare ad intravvedere osservando come la crisi del Covid-19 incide su alcune tendenze e controtendenze che hanno caratterizzato il decennio passato.

Tutti a casa, tutti online. La perentoria, anche se necessaria, ingiunzione “tutti a casa!”, in un mondo già ampiamente permeato da tecnologie digitali, tende a significare “tutti online!”. E, in effetti, molti segnali ci dicono che proprio questo è quello che sta succedendo: grandi e piccoli, vecchi e giovani, tutti chiusi in casa a navigare, ciascuno secondo le proprie capacità e i propri gusti, nell’universo digitale. Quali sono e quali saranno le implicazioni di tutto questo?

Gli esseri umani sono creature sociali. In ogni situazione cercano di trovare qualche forma di rapporto con gli altri. La necessità di socializzare in un momento in cui deve essere praticata la “distanza sociale”, e in un ambente in cui le tecnologie digitali e i social media sono già sufficientemente diffusi, ha generato e sta generando un consistente fenomeno sociale: molte persone sono state spinte verso il fare online tutto ciò che può esservi fatto.

Più precisamente, sono state spinte a fare online più di quanto non avessero mai fatto fino a allora. E non solo in termini di tempo dedicato, ma anche di varietà di attività praticate: lo studio e il lavoro, ovviamente. Ma anche la soluzione di svariati problemi quotidiani. Il risultato è che su questo terreno stanno avvenendo dei cambiamenti sociali e culturali che hanno molta probabilità di durare anche dopo che la crisi in corso sarà in qualche modo finita.

In altre parole: un gran numero di persone è stato forzato a superare la soglia di difficoltà pratica (in genere non molto alta) e psicologica (spesso insuperabile, in condizioni di normalità) nell’uso delle tecnologie digitali in campi prima non praticati. Ne è derivato che, una volta superate le difficoltà pratiche e/o psicologiche iniziali, in molti stanno scoprendo che queste attività online possono risultare facili, efficienti e a volte divertenti. Non solo: che comportano, o potrebbero comportare, notevoli vantaggi ambientali. E che, riducendo la “mobilità necssaria”, liberano, o potrebbero liberare, il tempo prima occupato dagli spostamenti.

 

Continua a leggere l’articolo su cheFare