I meme come forma d’arte – Alessandro Lolli

Proprio come cinema, fumetto e videogiochi, anche i meme, quando si suggerisce l’ipotesi che siano arte, si trovano ad affrontare un’ostilità in prima battuta irrazionale

di: Alessandro Lolli

Pubblichiamo un estratto dal libro La guerra dei meme, di Alessandro Lolli, edizioni Effequ. Ringraziamo l’editore per la possibilità concessa.

 

 

Se lo sdoganamento pratico e teorico dei meme nell’ambito dei mezzi di comunicazione è avvenuto senza particolari problemi, lo stesso non si può dire dell’ambito artistico. Alle orecchie di molti definire una certa pratica ‘arte’ suona come un affronto alle muse, un giudizio di merito più che una considerazione tecnica, qualcosa che va suffragato con prove molto convincenti.

Nel senso comune è frequente chiamare ‘arte’ ciò che è bello; in tal caso “questa canzone è arte”, non varrà a dire “questa canzone partecipa dell’arte musicale” ma “questa canzone è talmente bella che può essere considerata una vetta dell’ingegno umano”. Così, proprio come cinema, fumetto e videogiochi ai loro tempi, anche i meme, quando si suggerisce l’ipotesi che siano arte, si trovano ad affrontare un’ostilità in prima battuta irrazionale, dovuta all’accostamento che emerge nella testa di molti tra istanze inconciliabili come Wojak e Proust, Pepe the Frog e Kubrick, Trollface e Mozart.

Nonostante il clima non sia sereno quando si tratta di far entrare un nuovo venuto nella famiglia delle arti, i fatti precedono le parole senza chiedere conto a nessuno e, proprio come nella comunicazione, gli addetti ai lavori hanno già legittimato i meme in quarto arte, portandoli nei luoghi sacri istituzionali quali musei, mostre e festival.

Ma sarebbe una scorciatoia fin troppo facile, e in fondo scorretta, sostenere che i meme sono arte perché già da qualche anno sono presenti negli ambienti artistici propriamente detti. Si tratta di uno stratagemma argomentativo esterno, e nulla vieta di pensare ad un abbaglio collettivo, a una moda culturale. Più profondamente, il fatto che i meme vengano esposti come installazioni artistiche potrebbe rivelarsi un boomerang retorico: potrebbe cioè significare che, lungi dall’essere una nuova arte tout court, un nuovo medium, i meme siano meramente un sottogenere delle arti visive e come tali vadano trattati.

Quello che vogliamo suggerire, invece, è che abbiano un’autonomia espressiva tale da renderli un’arte a sé stante, una potenziale ‘undicesima arte’ che segue videogiochi, cinema e fumetto nella lista più aggiornata. Vediamo perché.

1. L’importanza della serie
Una delle principali tesi avverse sostiene che i meme siano soltanto un particolare tipo di arte visiva, nello specifico di internet art. Tuttavia la prima cosa da notare è l’importanza che riveste l’intrinseca dinamica memetica anche nella fruizione artistica: la serie implicita. Abbiamo visto che anche nella loro dimensione meramente comunicativa i meme costituiscono un gioco di rimandi, presente implicitamente in ogni singola rappresentazione. Nella fruizione artistica è forse ancora più importante.

Ogni contenuto memetico non viene esperito e valutato in modo isolato ma è sempre idealmente posto accanto alla serie che lo precede o che potrebbe generare. Solo in questa misura viene letto in quanto meme e non in quanto, ad esempio, fotomontaggio, gif animata, disegno, elaborazione grafica. E, sebbene molti meme siano comprensibili avulsi dal contesto che li precede e li segue, altrettanti sono invece completamente dipendenti dalla serie.

In altre parole hanno senso e costituiscono un’esperienza artistica solamente se si conoscono i riferimenti precedenti che vengono qui sovvertiti, riletti, alterati. Riprendiamo la distinzione tra meme pre-riflessivi e meme riflessivi: nel primo gruppo ricadono tutti i meme che sono comprensibili senza conoscere riferimenti interni alla storia memetica dei segni rappresentati, nei secondi tutti i meme che
sono consapevoli di essere meme e ricombinano dei segni che richiedono di essere già noti al fruitore.

I primi sono arte memetica solo nel momento in cui la fruizione ‘carica’ di significati ulteriori una rappresentazione che sarebbe comunque comprensibile come mero fotomontaggio (gif animata, disegno, elaborazione grafica), i secondi invece o sono arte memetica o non sono nulla.

2. Transmedialità
“Quelle immagini con una scritta sopra e una scritta sotto” è una delle definizioni (ingenue) di meme più ricorrenti, e descrive la forma che molti meme assumono. L’unione tra immagini e parole ha portato anche gli studiosi del fenomeno ad associare i meme al fumetto, la cosiddetta nona arte, che risulta effettivamente il parente più prossimo di tanti meme famosi.

Questi meme ricordano da vicino delle vignette ‘interattive’, nelle quali ognuno può modificare la punchline, intervenendo come fosse lo sceneggiatore di un fumetto già disegnato. I meme possono essere intesi semplicemente come ‘fumetti aperti’?
In realtà siamo ancora ben lontani dal fornire un’adeguata descrizione del fenomeno, fosse pure da un punto di vista puramente fenomenologico. Così come esistono meme che si presentano in veste di unione di immagini e parole, esistono meme che sono solo immagini, meme che sono solo parole, meme che sono gif animate, meme che sono brevi filmati e persino meme che sono puro suono.

Arti visive, letteratura, cinema e musica. Ecco che la parentela con le arti precedenti si fa più complessa. Rilevare la transmedialità sostanziale dei meme di Internet è un’arma a doppio taglio. Da un lato, infatti, gli oppositori della nostra tesi potrebbero dire che proprio la transmedialità dimostra che i meme non hanno un medium a sé stante e non sono pertanto considerabili un’arte autonoma.

Secondo questo punto di vista, i meme sarebbero solo un ‘modo di darsi’ delle arti, un loro sottogenere. Dall’altro lato possiamo girare questa riflessione e dire: poiché i meme viaggiano attraverso diversi mezzi espressivi, non sono sussunti da nessuno di questi. I meme non sono una particolare evoluzione dei fumetti o della letteratura ma sono ciò in cui si trasformano certi mezzi espressivi quando incontrano le modalità proprie della memetica.

D’altronde non risulterebbero neanche la prima arte a essere la composizione di due mezzi espressivi che la precedono, in una forma che risulta superiore alla somma delle parti. Pensiamo alla già citata arte fumettistica che deriva dall’unione di arti visive e letteratura, o al cinema che integra tutto il sistema di segni del teatro dentro una rivoluzione tecnologica che diventa rivoluzione artistica.

Facciamo un esperimento mentale. Se i meme fossero un semplice genere transmediale, sarebbero paragonabili alla satira, che può essere praticata col teatro, col cinema, con la letteratura, con la musica e via dicendo. Quando vi trovate di fronte a uno spettacolo satirico o a un testo satirico, lo percepite in primo luogo in quanto satira o in quanto cinema, teatro o letteratura? Trovate tra le due produzioni la stessa affinità sostanziale che trovereste tra un meme di sole immagini e un meme di sole parole?

3. Mitopoiesi
Coloro che sostengono che i meme siano un semplice ‘modo di darsi’ delle singole arti sono soliti sostenere anche la teoria memetica propriamente detta cui abbiamo accennato nel capitolo precedente. I meme non sono solo il ‘modo di darsi’ delle arti, ma di ogni singola prassi umana che si riproduce per imitazione e ricomposizione.

Questa tesi, che è tanto vera quanto vaga e superficiale, non coglie però i tratti specifici che la prassi memetica ha assunto quando è entrata nell’acceleratore di Internet, quando cioè i mezzi di produzione e distribuzione artistici sono finiti nelle mani di migliaia, milioni di persone. Un incremento quantitativo che ha prodotto un salto qualitativo.

Uno tra questi è la mitopoiesi. I meme non sono semplici parassiti di idee e contenuti che nascono in seno ad altre arti, ma ne producono di propri. I meme characters sono un ottimo esempio: i Rage Comics, Wojak, Pepe The Frog (in un certo senso), il Boomer, il Doomer e così via sono dei disegnini fatti con Paint ma non appartengono alla famiglia delle arti visive.

Non nascono, cioè, con l’intenzione di fare un disegno ma di fare un meme. Assumono il loro senso pieno solamente se vengono accettati e riprodotti da altri, solamente se “diventano ciò che già sono”, per dirla con Nietzsche. Nel caso non accadesse, sarebbero ‘arte visiva accidentale’, un errore.

Se l’Annunciazione di Gabriele a Maria nasce nei Vangeli e solo in seguito diventa un ‘meme artistico’, i meme fondano da sé i propri miti. E lo stesso avviene anche quando apparentemente lavorano su oggetti esistenti. L’Expanding Brain non è l’evoluzione memetica
di alcune sciatte rappresentazioni grafiche del cervello umano visto ai raggi X.

L’origine, il senso e il fine di quelle rappresentazioni non hanno nulla a che vedere con ciò che sono diventate una volta che qualcuno le ha messe in file per fare il meme dell’intelligenza umana. A un grado inferiore, si può affermare lo stesso persino dei meme che provengono da prodotti artistici di altre discipline.

Willy Wonka e Thanos nei meme non sono Willy Wonka e Thanos dei rispettivi film. A differenza delle centinaia di Annunciazioni dipinte nella storia, che hanno lo scopo di rappresentare e celebrare quell’episodio dei Vangeli, l’autonomia di Willy Wonka e Thanos è tale che possono essere compresi senza aver visto le opere originali alle quali, sovente, non rimandano in alcun modo.

Diventano funzioni narrative autonome che, ancora una volta, acquistano spessore solamente una volta comprese all’interno di una serie ipotetica di riproduzioni. In conclusione, tanto la fruizione quanto la creazione artistica dei meme si appoggiano su processi cognitivi che eccedono quelli dei singoli medium artistici di volta in volta coinvolti.

Non si sta mai ‘solo’ guardando un disegno, una gif animata o una vignetta: si percepisce invece la relazione tra questo oggetto e gli altri possibili. La memetica non è dunque un ‘modo di darsi’ delle arti ma un ‘modo di darsi’ di singoli oggetti in relazione con altri, che hanno in tale relazione la loro prima ragione d’essere e, di conseguenza, il loro senso artistico.