di: Carla Sedini
Le pratiche artistiche, dell’artigianato e del design sono esempi fondamentali di vecchie e nuove comunità di pratica.
Fare è saper fare. I luoghi (più o meno ampi, fisici o virtuali) sono depositari del sapere e delle capacità.
Nella Critica della Ragion Pura, Immanuel Kant afferma che “ogni nostra conoscenza incomincia con l’esperienza”. L’esperienza è evidentemente un’azione contestuale, culturalmente connotata e che può – in quanto tale- essere condivisa con altre persone. Da qui il concetto di Comunità di Pratica. Una comunità si definisce come un gruppo di persone che condivide valori e obiettivi anche attraverso l’esperienza, altresì detta “pratica”.
La Comunità di Pratica (Communities of Practice) può essere quindi definita come un gruppo sociale che ha come obiettivo il generare una conoscenza libera e accessibile. L’apprendimento così come l’acquisizione di conoscenza (tacita o esplicita che sia) avviene attraverso un processo continuo di socializzazione che definisce l’identità personale e culturale di un individuo in quanto membro di una società e di specifici gruppi sociali (comunità). Gli individui che prendono parte ad una “comunità” condividono la caratteristica fondamentale della prossimità che non è solo vicinanza fisico-geografica, ma è soprattutto vicinanza cognitiva, organizzativa, sociale e istituzionale.
L’elemento caratterizzante della comunità di pratica è la produzione e la condivisione di conoscenza con l’obiettivo (esplicito o implicito) di produrre e (ri)produrre capitale sociale e simbolico e identità sia collettivi che individuali e (ri)significare spazi, luoghi e pratiche…attraverso il “fare”.
Pubblicato il: 28.10.2020
Articoli, approfondimenti, notizie ed eventi di Accademia Unidee della Fondazione Pistoletto a cura di Marco Liberatore del Gruppo Ippolita