di: Michele Cerruti But
Il master executive “Design, creatività e pratiche sociali” che Accademia Unidee ha lanciato quest’anno insieme a POLI.design si occupa di formare attori del cambiamento, persone capaci di riorientare le organizzazioni della società (imprese, associazioni, istituzioni, enti…) verso la sostenibilità. E di farlo attraverso gli strumenti del design e l’approccio dell’arte.
Un obiettivo così ambizioso si adatta alle condizioni esterne, alle situazioni di crisi e alle opportunità offerte dal contesto. Ecco perché questo periodo di quarantena e i mutamenti che la pandemia sta generando hanno sul master effetti molto interessanti.
Anzitutto dal punto di vista tecnico: non è possibile fare lezione ‘in presenza’, incontrarsi di persona e lavorare seduti intorno a un unico tavolo. È per questo che Accademia Unidee, insieme a POLI.design, ha sviluppato un modello di didattica a distanza (ma sarebbe meglio dire un ‘ambiente di apprendimento online’) che sperimenta pratiche molto articolate. Al di là della scelta specifica di software e app di video conferenza, condivisione dati, lavoro collettivo online, il punto più interessante è la sperimentazione che il master sta facendo nel costruire un modello ‘aperto e integrato’, in cui alle necessarie attività in rete si sovrapponga anche la dimensione fisica, quella del corpo di ogni studente e docente e dello spazio di apprendimento in cui ha trasformato la sua stanza, il suo soggiorno, la sua cucina.
Nella didattica a distanza spesso il rapporto è unilaterale: c’è chi parla, e molti che ascoltano, senza interazioni. Come nell’opera di Michelangelo Pistoletto La conferenza (1975): un solo relatore e tanti ‘vasi da riempire’. Ma nella progettazione, e ancora di più nell’arte, il rapporto tra docenti e studenti è più orizzontale, aperto, condiviso. La conoscenza è un prodotto collettivo: c’è chi accompagna e chi segue, ma i ruoli cambiano spesso. E il risultato è un lavoro in cui non è facile definire chi sia l’autore. Come nell’opera di Michelangelo Raggi di persone (1975), parallelo della precedente, che mostra un modello collettivo di produzione delle immagini e dell’immaginario.
La didattica online di Accademia Unidee è così: la costruzione autonoma e comunitaria di un immaginario sociale, come sosteneva Castoriadis. Molto concretamente, significa che nel master stiamo sperimentando la combinazione di pratiche e modelli non univoci: si ascolta insieme un unico suono, si producono contemporaneamente suoni e gesti diversi, si lavora a gruppi, si scrivono testi insieme o si disegna insieme sullo stesso foglio, si elaborano idee e soluzioni che sono il frutto di una molteplicità. Si dà valore allo spazio che ci circonda, progettando attività che implicano il coinvolgimento di una ‘terza dimensione’, anche se lo schermo ne offre solo due. Si prova a rispondere a domande quali… come fare una performance collettiva online? Come percepire la distanza o vicinanza dei corpi? Come facciamo a cantare o suonare insieme? Come si può disegnare contemporaneamente sullo stesso foglio?
Le risposte, naturalmente, non dipendono dai software (attualmente al master si usano più o meno contemporaneamente quasi una decina di applicazioni e programmi diversi), ma dal pensiero e dalle intenzioni, e si trasformano in buone pratiche.
Il secondo effetto della pandemia sul master riguarda i contenuti. L’obiettivo formativo è sempre lo stesso: acquisire strumenti del design e dell’arte per rendere la società più sostenibile. Ma il contesto e le condizioni al contorno sono cambiate. Ecco perché con la professoressa Marina Parente, direttore del master, e insieme a tutti i docenti di Accademia Unidee e di POLI.design, stiamo lavorando da tempo per ri-posizionare e ri-modellare i contenuti in funzione di un mondo che cambia. Ecco che nel modulo di “Design for Future”, per esempio, il tema principale è diventato il progetto della ‘prossemica’, la disciplina che studia la distanza interpersonale, affrontato con i contributi del design thinking e dell’analisi delle tendenze (insieme a Giulio Ceppi, Elena Marinoni e Marzia Mortati). Ed ecco che in un modulo dedicato all’apprendimento come modello dell’innovazione, mentre con Silvia Franceschini abbiamo scoperto le pratiche innovative di autoapprendimento del Design Radicale, con Cesare Pietroiusti si è invece lavorato su un approccio ‘non funzionale’ (o non ‘funzionalista’) che ci permette di ‘cambiare il punto di vista’ rispetto sia alla percezione del mondo davanti allo schermo sia alle modalità ormai tradizionali di relazione online. Strumenti semplici, che tuttavia possono diventare dispositivi di grande impatto nella trasformazione responsabile della società, come Paolo Naldini ha cercato di mostrare, attraverso l’adozione di ‘abitudini per l’apprendimento’ che derivano dall’incontro tra Cittadellarte e Project Zero di Harvard.
Un esempio concreto: grazie ai dibattiti e alle riflessioni condivise durante il master, uno degli studenti ha contribuito ad avviare un importante progetto per il territorio Biellese. La didattica online (ma anche il lavoro) è infatti molto difficoltosa sotto tanti punti di vista, primo fra tutti la fatica psicologica e lo stress, e porta molto facilmente al “burnout” dei docenti e delle famiglie (con le conseguenze disastrose che possiamo immaginarci). A partire da questo stimolo circa la possibile necessità di supporto psicologico ad alunni, insegnanti e genitori in difficoltà per le limitazioni imposte dalla pandemia alla didattica tradizionale, la neuropsichiatra infantile della ASL di Biella ha attivato un servizio di supporto.
Nelle prossime settimane il master continua: ci aspetta un interessante modulo sul Design for Social Innovation, guidato da Ezio Manzini e da SocialFare, dei moduli guidati da alcuni altri artisti e designer, e poi attività di progetto per il territorio e con le organizzazioni. Sostenuti anche dai partner del master, tra tutti Croce Rossa Italiana, Reda Spa, Banca Sella Patrimoni e Coripet, che grazie al loro sostegno hanno permesso ad alcuni studenti di partecipare al corso. In modo fluido, attraverso esperimenti e coraggio, la didattica a distanza si sta trasformando in un ambiente di apprendimento aperto: sia perché integra modalità diverse, sia perché si costituisce attraverso un contributo collettivo e orizzontale. Una qualità da ricercare, che può guidare non solo il nostro modo di imparare, ma anche quello del vivere insieme.
Pubblicato il: 12.05.2020
Articoli, approfondimenti, notizie ed eventi di Accademia Unidee della Fondazione Pistoletto a cura di Marco Liberatore del Gruppo Ippolita