di: Pauline Oliveros
Cos’è il deep listening?
Per rispondere a questa domanda basta praticare l’ascolto restando consapevoli del fatto che le complesse forme d’onda trasmesse continuamente dal mondo esterno alla corteccia uditiva tramite l’orecchio richiedono un coinvolgimento attivo dell’attenzione. Sollecitato dall’esperienza e dall’apprendimento, l’ascolto avviene in modo volontario. Ascoltare non equivale a sentire, e sentire non equivale ad ascoltare. L’orecchio raccoglie e trasmette informazioni incessantemente, ma l’attenzione rivolta alla corteccia uditiva può essere desintonizzata. Solo una minima parte delle informazioni inviate al cervello dagli organi sensoriali viene percepita a livello conscio.1 Le reazioni hanno luogo anche in assenza di consapevolezza.
Quindi cos’è la coscienza?
A lungo la coscienza è stata considerata un epifenomeno dalla comunità scientifica, e fino a poco tempo fa non erano mai stati condotti studi rigorosi a riguardo.2 La coscienza non aveva una collocazione fisica.
Inoltre, uno stimolo può evocare dei segnali nel cervello anche mezzo secondo prima che l’individuo diventi consapevole dello stimolo ricevuto ;3 dopodiché il cervello ricorda l’evento come fosse accaduto nel momento presente, ossia nell’istante che la percezione temporale dell’individuo avverte come immediato. Ne consegue che la percezione nel tempo è un’illusione.
Quindi cos’è la coscienza?
La coscienza è la consapevolezza degli stimoli e delle reazioni nel momento in cui si verificano. Coscienza è agire con consapevolezza, presenza e memoria. Tutto ciò che si è appreso viene immagazzinato ed è accessibile. Informazioni, conoscenza degli eventi, sentimenti ed esperienze possono essere richiamate dal passato al presente. È in questo modo che si ha il riconoscimento di sé.
L’orecchio rende possibile sentire e ascoltare
Secondo il Merriam-Webster tra i vari significati del verbo to hear («sentire») ci sono: ascoltare attentamente; che l’informazione è stata ricevuta (nello specifico dall’orecchio); sentire qualcosa o qualcuno; valutare qualcosa in qualità di giudice o di membro di una giuria o commissione; comprendere completamente qualcosa; partecipare alla Messa; accogliere una confessione nella Chiesa Cattolica Romana.
Ascoltare ha molte meno definizioni rispetto a sentire. Anche se le due parole vengono spesso considerate intercambiabili, i loro significati sono diversi. To listen secondo il Merriam-Webster significa «prestare attenzione a uno o più suoni; percepire con le orecchie; sentire con attenzione consapevole; considerare seriamente».
Sentire e ascoltare sono in relazione simbiotica, e nel linguaggio comune hanno un utilizzo pressoché intercambiabile.
Io però faccio una distinzione tra «sentire» e «ascoltare». Sentire è il processo fisico che permette la percezione. Ascoltare è prestare attenzione sia sul piano acustico che su quello psicologico a ciò che viene percepito.
L’udito trasforma una determinata gamma di vibrazioni in suoni percettibili.4
L’ascolto avviene nella corteccia uditiva5 e si fonda sull’esperienza delle forme d’onda trasmesse dall’orecchio al cervello. Con l’esperienza impariamo a categorizzare suoni come mamma, papà, miagolio, acqua che scorre, fischio, schiocco, clic e mille altri ancora. Molte forme d’onda dopo la prima esperienza passano inosservate, e smettono di ricevere un’interpretazione consapevole. Capire e interpretare ciò che l’orecchio trasmette al cervello è un processo che si evolve a partire dalle reazioni immediate finalizzate alla sopravvivenza fino ad arrivare alle idee che guidano la coscienza. L’ascolto è un processo che dura tutta la vita.
Le descrizioni fisiche dell’ascolto e delle proprietà del suono non spiegano però l’universo fenomenologico della percezione che avviene nella corteccia uditiva. In Listening Stephen Handel scrive:
Non esiste una variazione nella pressione sonora che condurrà sempre a un’unica percezione.6
Allo stesso modo, non esiste una percezione che deriva sempre da un’unica variazione di pressione.
E allora i fisici continuano a studiare la natura delle manifestazioni fisiche del suono e gli psicologi la sua percezione. I fisici sono in grado di misurare l’acustica e le onde di pressione. Gli psicologi devono misurare l’esperienza degli ascoltatori. Quindi nessuna delle due discipline può risolvere l’enigma della percezione uditiva. I pattern di pressione acustica aiutano a sentire, ma l’ascolto è influenzato dalla storia culturale e dall’esperienza.
Quindi cos’è il deep listening?
Lo spazio acustico è dove il tempo e lo spazio si fondono, articolati dal suono.7
Deep, «profondo», è un concetto che a che fare con la complessità e i confini, con dei margini posti oltre la comprensione ordinaria o abituale: per esempio «questo argomento per me è troppo profondo», oppure «è una persona molto profonda». Un argomento è «troppo profondo» se supera la nostra capacità di comprensione in quel dato momento, oppure se ha troppi aspetti ignoti e non può essere afferrato facilmente. Una persona «molto profonda» mette in crisi la nozione stereotipica di «conoscenza», e arrivare a conoscere o comprendere quella persona può richiedere molto tempo, o addirittura rivelarsi impossibile.
Il deep listening – l’ascolto profondo – consiste per me nell’imparare a espandere la percezione uditiva fino a includere l’intero continuum spazio-temporale del suono, abbracciandone il più possibile la vastità e la complessità. Contemporaneamente dovremmo essere in grado di focalizzarci su un suono o su una sequenza di suoni all’interno del continuum spazio-temporale per percepirne i dettagli e la traiettoria; questo tipo di focalizzazione dovrebbe tuttavia restare all’interno della totalità del continuum spazio-temporale (il contesto).
Espandere l’ascolto significa essere connessi alla totalità dell’ambiente che ci circonda, e a qualcosa di ancora più vasto.
Qual è la differenza tra deep listening e meditazione?
Il Deep Listening è una pratica volta a intensificare ed espandere la coscienza del suono includendo tutte le dimensioni di consapevolezza e tutte le dinamiche di attenzione umanamente possibili.
La pratica del Deep Listening affonda le sue radici nel mio passato e nasce dalla mia esperienza come compositrice, performer e improvvisatrice.
Il Deep Listening è nato quando ho fatto caso al mio ascolto – o quando ho deciso di ascoltare il mio ascolto, e notare gli effetti che aveva sul mio bodymind, sul mio continuum mente-corpo8 – ma è nato anche dall’ascolto degli altri, dell’arte, della vita.
Il Deep Listening, inteso come pratica e come espressione, non proviene da un contesto religioso, anche se può capitare che i praticanti di alcune religioni utilizzino queste due parole. Thich Naht Hanh, un monaco buddhista zen, utilizza l’espressione «ascolto profondo»9 in un contesto molto specifico, essendo uno dei «Cinque addestramenti alla consapevolezza» che propone. Si tratta in quel caso di un ascolto incentrato sulla compassione che ha lo scopo di ripristinare la comunicazione per liberare dalla sofferenza e portare pace a tutti gli esseri viventi. L’ascolto (nel contesto di questa pratica) vuol dire allenarsi a rispondere con calma e chiarezza mentale. È una forma di dedizione e impegno verso la riconciliazione e la risoluzione dei conflitti.
La meditazione, in tutte le accezioni del termine, si trova in varie religioni e pratiche spirituali. Viene usata, nella sua ricca varietà di significati, per calmare la mente e favorire la ricettività o la concentrazione.
Nel contesto religioso l’attenzione viene rivolta all’insieme di domande, valori, credenze e principi, morali ed etici, di una determinata fede, e quindi al concetto di divino, oppure a un essere o a degli esseri divini.
Che ci si stia soffermando su qualcosa con cura e concentrazione, che ci si impegni nello studio approfondito di un determinato argomento, o che si pianifichi o valuti un’azione, la meditazione – sia religiosa che laica – prevede un uso specifico dell’attenzione. Ciò che avviene è lo svuotamento, l’espansione e la contrazione della mente; il rilassamento, o abbandono, e la focalizzazione (ovvero l’attenzione concentrata su un singolo punto). La meditazione implica disciplina e controllo. C’è ben di che sperimentare!
Il Deep Listening è una forma di meditazione. L’attenzione è rivolta all’interazione tra i suoni e i silenzi, ossia al continuum di suono/silenzio. Il suono non si limita alla musica o alle voci, ma comprende tutte le vibrazioni (formazioni soniche) percettibili. La relazione tra tutti i suoni percettibili è fondamentale.
Questa pratica è pensata per espandere la coscienza all’intero continuum spazio-tempo di suono/silenzi. Il Deep Listening è un processo per mezzo del quale l’ascoltatore estende il suo ascolto a questo continuum, e al contempo cerca di concentrarsi, istante per istante, su un singolo suono (attenzione rivolta a un dettaglio mirato) o su una sequenza di suono/silenzio.
Per acquisire la disciplina e il controllo che si sviluppano attraverso la meditazione, il rilassamento è essenziale quanto la concentrazione. La pratica del Deep Listening è pensata per stimolare la creatività nell’arte e nella vita attraverso questa forma di meditazione. Creatività significa creare nuovi modelli, superare i limiti e i confini dei vecchi modelli, oppure utilizzare i vecchi modelli in nuovi modi.
Gli animali praticano il Deep Listening. Quando entrate in un ambiente dove ci sono uccelli, insetti o animali, essi vi ascoltano completamente. Vi ricevono. Per le creature presenti in quell’ambiente la vostra presenza potrebbe segnare la differenza tra la vita e la morte. L’ascolto è sopravvivenza!
Gli esseri umani hanno delle idee. Le idee conducono la coscienza verso nuove percezioni e prospettive.
I suoni veicolano intelligenza. Idee, sentimenti e ricordi sono innescati dai suoni. Se si è troppo insensibili alla percezione del suono, è probabile che si sia disconnessi dal proprio ambiente. Molto spesso, la vita di città causa una riduzione dell’attenzione e quindi una disconnessione: alla nostra corteccia uditiva arrivano troppe informazioni, oppure la forza dell’abitudine ha ridotto il campo del nostro ascolto, limitandolo a ciò che ci sembra utile e degno di attenzione. Tutto il resto viene desintonizzato, scartato come spazzatura.
La compassione (sviluppo spirituale) e la comprensione derivano dal prestare ascolto in maniera imparziale all’intero continuum spazio-temporale del suono, senza limitarsi a ciò che sembra rilevante in quel momento. In questo modo si rendono possibili la scoperta e l’esplorazione. Si aprono nuovi campi di pensiero e l’individuo può espandersi e avere occasione di connettersi alle comunità in modi inediti. La pratica favorisce l’apertura.
Il nuovo livello di consapevolezza rispetto al paesaggio sonoro ottenuto grazie al Deep Listening può aiutarci a plasmare il suono della tecnologia e degli ambienti urbani. Diventando «ascoltatori profondi», i designer, gli ingegneri e gli urbanisti potrebbero migliorare la qualità della vita proprio come gli artisti del suono, i compositori e i musicisti.
1 Si veda Anne M. Triesman, «Strategies and Models of Selective Attention», in Essential Sources in the Scientific Study of Consciousness.
2 Vedi «Treating Consciousness as a Variable: The Fading Taboo», in Essential Sources in the Scientific Study of Conscionsness, op. cit.
3 Cfr Benjamin Libet, «Subjective Referral of Sensory Experience Backward in Time», in Bernard J. Baars, William P. Banks e James B. Newman (a cura di), Essential Sources in the Scientific Study of Consciousness (mit Press 2003).
4 Jonathan Sterne, The Audible Past, pag. 96, (Duke University Press 2003).
5 Si veda Stephen Handel, A Point of View in Listening: An Introduction to the Perception of Auditory Events, capitolo 1 (mit Press 1993).
6 Stephen Handel, Listening, op. cit.
7 Ros Bandt, «Nation Paper», www.sounddesign.unimelb.edu.au.
8 Il termine bodymind è stato utilizzato da Candace Pert nel suo libro Molecules of Emotion: The Science Behind Mind-Body Medicine (Simon & Schuster 1999), e da James L. Oschman in Energy Medicine in Therapeutics and Human Performance (Butterworth-Heinemann 2003). Il termine indica il continuum della matrice vivente, ossia il fatto che non c’è separazione tra mente e corpo.
9 Cfr «Embracing Anger, A Public Talk by Thich Nhat Hanh at the Riverside Church», New York, 25 settembre 2001.
Pubblicato il: 16.05.2023
Articoli, approfondimenti, notizie ed eventi di Accademia Unidee della Fondazione Pistoletto a cura di Marco Liberatore del Gruppo Ippolita