Un piccolo gioiello che custodisce l’eccezionale patrimonio di cultura e tradizione del celebre brand biellese, che ha contribuito a fare la storia della birra nel nostro paese. Un percorso formativo sul mondo della birra, attraverso il quale il visitatore può scoprire la sua storia, le materie prime utilizzate, i macchinari originari, gli attrezzi degli antichi bottai, i manifesti pubblicitari e i prestigiosi e numerosi premi che l’azienda ha conquistato negli anni. Un successo imprenditoriale che si intreccia con la storia delle famiglie Menabrea e Thedy.
La visita consente di scoprire la storia del Gruppo Ermenegildo Zegna, che affonda le sue radici nel 1910, in un contesto straordinario che unisce la fabbrica all’ambiente montano circostante. La mostra permanente “Cent’anni di eccellenza” racconta un’impresa familiare costruita da quattro generazioni impegnate a realizzare la visione e gli ideali del fondatore: qualità, innovazione continua, responsabilità sociale e ambientale.
Nel 2011 l’UNESCO ha inserito 111 villaggi palafitticoli preistorici delle Alpi nella “Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità”. Il villaggio Vi1-Emissario di Viverone appartiene a questo prestigioso elenco ed è considerato uno dei più importanti dell’intero arco alpino. Tale insediamento, composto da migliaia di pali e con una popolazione stimata in centinaia di individui, può a buon diritto essere considerato alla stregua di una grande città del II millennio avanti Cristo. Il Centro di documentazione delle Palafitte illustra la storia del sito archeologico datato 1450 a.C. e conserva alcuni significativi reperti provenienti dai fondali del lago.
La borgata di Bagneri, a 900 m, testimonia il lavoro di generazioni di alpigiani che gradualmente trasformarono l’ambiente originario. L’Associazione Amici di Bagneri si impegna nel mantenere viva questa piccola comunità con azioni a sostegno dei pochi abitanti, legando il recupero della cultura materiale alla nascita di nuove attività artigianali. Bagneri è raggiungibile dalla SP512 del Tracciolino (5 km a est della località Bossola), oppure dalla SP511 tra Muzzano e il Santuario di Graglia (ultimi 10 min. a piedi per entrambi i percorsi).
La “Fabbrica della Ruota” (ex lanificio Zignone) fu edificata attorno al 1878. È uno dei più noti esempi di archeologia industriale in Italia, avendo conservato l’impianto multipiano ottocentesco di tipo manchesteriano e il sistema “teledinamico” di trasmissione dell’energia. Ospita il Centro di documentazione dell’industria tessile, costituito da circa 60 fondi archivistici e da una biblioteca specializzata.
La Fabbrica è situata al centro della “Strada della Lana”, il percorso di archeologia industriale.
A Miagliano sorge uno dei più importanti complessi cotonieri italiani, voluto dalla famiglia Poma nel XIX secolo, cui seguì la realizzazione di un villaggio operaio. Nel 1958 avvenne la riconversione a lanificio, ad opera del gruppo Botto, attivo sino alle soglie del XXI secolo. Oggi il lanificio rinasce grazie al consorzio Biella The Wool Company, che mette in comunicazione gli allevatori e la filiera tessile, e all’associazione Amici della Lana, che promuove la riqualificazione culturale della fabbrica con gli strumenti della didattica, delle arti e dello spettacolo.
Sorto nel secolo XI, poco distante dall’area ove sono stati rinvenuti i resti di una necropoli di età romana, il monastero divenne ben presto uno dei più importanti priorati cluniacensi del Piemonte. Dal 2006 è oggetto di un sistematico e pluriennale programma di ricerca archeologica e storica da parte dell’Università del Piemonte Orientale “A. Avogadro”. I risultati degli scavi e delle ricerche sono stati recentemente raccolti in una pubblicazione. Dal 2012 il sito fa parte della Fédération Européenne des Sites Clunisiens, riconosciuta come «grande itinerario culturale» dal Consiglio d’Europa.
Il complesso di San Sebastiano, in stile lombardo bramantesco, fu voluto da Sebastiano Ferrero, figura chiave del Rinascimento biellese che lega questo luogo ai siti museali di Palazzo La Marmora, del Ricetto di Candelo e del Palazzo dei Principi di Masserano. Oltre al chiostro e alla basilica, ricca di affreschi e opere d’arte, all’interno del sito museale i visitatori potranno approfondire la conoscenza del territorio biellese attraverso un viaggio nel tempo che intreccia le testimonianze custodite dalla sezione archeologica (dalla paleontologia al Medioevo) con quelle della sezione storico-artistica (dal Rinascimento al Novecento, rinnovata e ampliata nel giugno 2016 ).
Costruito tra il XV e il XVI secolo dalla famiglia Ferrero, faceva parte di un’unica proprietà con Palazzo La Marmora, la Chiesa di San Sudario e casa Braja. Dal 1833 passa ai La Marmora e cambia più destinazioni d’uso: sede degli uffici dell’Intendenza, fabbrica di tessuti e tintoria, stabilimento idroterapico, caserma. Negli anni ’70 del secolo scorso il Comune di Biella, attuale proprietario, ne avvia il recupero e destina alcuni spazi alle associazioni culturali del territorio. Dal 2017 è gestito dall’associazione “Palazzo Ferrero – Miscele Culturali”, che unisce cinque realtà culturali e formative per la sua valorizzazione.
Già prestigiosa dimora signorile, alla fine del XIX secolo Palazzo Gromo Losa fu acquistato dalle Suore Rosminiane che vi fondarono l’Istituto Beata Vergine d’Oropa (BVO). Nel 2004 il complesso è stato acquisito dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Biella che l’ha interamente restaurato, mantenendone la vocazione culturale e sociale e ospitandovi diversi enti e associazioni. Tra gli elementi di maggior pregio spicca lo splendido giardino all’italiana realizzato dal mecenate biellese Emanuele Rosa, inaugurato con il Palazzo nel 2012.
Palazzo La Marmora è collocato al Piazzo, borgo storico di Biella. Dopo il giardino d’inverno sarete guidati da affreschi, arredi e dipinti: da Sebastiano Ferrero che portò il Rinascimento a Biella, all’ambasciatore Filippo che suggellò unioni regali del ‘700, da Raffaella, madre dei generali La Marmora nel Risorgimento, ai discendenti di Leon Battista Alberti, che giunsero qui nel 1899. La Torre di Sebastiano sovrasta il giardino, che si apre verso Biella con terrazza, rampe e Ninfeo. La città di Biella e la famiglia La Marmora sono comproprietari della Torre.
Il Palazzo dei Principi Ferrero-Fieschi, oggi sede del Polo Museale Masseranese e del Municipio, è caratterizzato da un susseguirsi di dieci sale riccamente decorate nel corso del Seicento, con soffitti a cassettoni dipinti, stucchi ed affreschi che trasmettono la cultura dei signori del luogo, i Ferrero Fieschi. All’interno dell’edificio si custodisce il preziosissimo altare ligneo piramidale realizzato nel 1654 da Bartolomeo Tiberino per l’antica chiesa di San Teonesto, che si trova appena al limitare dell’abitato di Masserano.
Il Santuario di Oropa è tra i primi in Europa per importanza. Situato in una suggestiva conca, il luogo sacro è legato al culto della Madonna Nera, detta appunto Santa Vergine d’Oropa. La tradizione popolare vuole che iniziatore del culto cristiano ad Oropa fosse Sant’Eusebio, Vescovo di Vercelli, nel IV sec. d.C.. Il Santo avrebbe recato con sè la statua di legno della Vergine, scolpita da San Luca, trovandola in Gerusalemme e portandola ad Oropa.
La costruzione di una vera e propria chiesa è documentata nel 1200. Da allora il Santuario si è espanso per ospitare i sempre più numerosi fedeli, fino a trovare l’aspetto attuale. L’ insieme monumentale è composto ora dal Chiostro con la Basilica Antica, dalla Basilica Nuova e dai corpi laterali, dove sono state ricavate più di 300 moderne stanze per il soggiorno dei pellegrini. La visita al Santuario di Oropa è ben più di una gita in un posto famoso. Restano nella memoria i suoi silenzi, il suo cielo limpido, il crepitio dell’acqua che sgorga dalla centrale fontana del “Burnell”, i suoi verdi prati, dove è possibile sostare anche per un picnic. Da visitare, all’interno del complesso santuariale, il Museo dei Tesori e l’Appartamento Reale, la raccolta degli ex-voto, il Sacro Monte e, su prenotazione, l’Osservatorio Meteorosismico e la Biblioteca.
L’origine del Santuario della Madonna di Loretorisale al principio del XVII sec. quando il parroco del paese, Don Nicolao Velotti, ad imitazione di quanto realizzato un secolo prima dal frate Bernardino Caimi sul Sacro Monte di Varallo, pensò di trasformare in “Calvario” il colle di San Carlo. Un progetto grandioso con un tempio di notevoli dimensioni e ben cento cappelle con scene di vita di Gesù rappresentate con statue a grandezza naturale.
I lavori, iniziati nel 1616 procedettero però a rilento, cosicché dopo la morte di Don Velotti, venendo meno il fervore iniziale per il compimento dell’opera, si ridimensionò il progetto e si pensò di costruire in località Campra, poco fuori dal paese, un oratorio dedicato alla Madonna della Neve.
L’idea di costruire un Santuario venne ripresa nel 1655. Sul Colle della Divina Bontà, dove già sorgeva una cappella dedicata alla Madonna di Loreto, venne progettata la costruzione di un grandioso tempio, con annesso un ricovero per pellegrini.
Principale promotore dell’ambizioso progetto fu il Duca Carlo Emanuele II, che incaricò il capitano Piero Arduzzi, ingegnere militare e civile, di redigere il disegno dell’edificio. La benedizione della prima pietra ebbe luogo il 20 settembre 1659. A causa delle disastrose guerre di quei tempi la costruzione del tempio subì lunghissime soste. Nel 1765 si decise di chiedere un parere per il proseguimento dei lavori al celebre architetto Bernardo Antonio Vittone, che diede un nuovo impulso al completamento della struttura.
La chiesa nel giro di qualche anno assunse quello che è l’aspetto attuale: pianta a croce greca 42 X 32 metri, culminante nella cupola ottagonale alta 38 m da terra. Negli anni successivi il complesso subì numerosi lavori di ampliamento e restauro.
Il Santuario (1020 m), costruito tra il 1602 e il 1606 intorno all’antico sacello, è il solo in Italia dedicato a San Giovanni Battista, di cui custodisce la rinascimentale statua lignea. La Chiesa presenta una facciata in pietra locale ed è arricchita da diverse opere dei fratelli Galliari di Andorno. Venne ampliata nel ‘700 con la rettoria e l’ospizio e, nel ‘900, con il piazzale e il sottostante salone. È possibile soggiornare nella casa per ferie e sono disponibili un ristorante-trattoria, una sala incontri, spazi comuni e aree espositive. Sono inoltre consultabili la biblioteca storica e l’archivio.