Intervento di Francesco Monico, direttore dell’Accademia Unidee, professore di Archetipi dell’immaginario e autore di Fragile, e di Derrick de Kerckohve, sociologo, scrittore e docente di fama internazionale, a Non basta un Garage, ci vuole una Visione, format innovativo organizzato da La 27esima ora del Corriere della sera per Il Tempo delle Donne. Questi interventi hanno per oggetto la rigenerazione, tema dell’edizione di quest’anno.
Il video Di Francesco Monico è visibile a questo link:
https://27esimaora.corriere.it/il-tempo-delle-donne/2020/garage-idee-video/?video=17
Qui il video di Derrick de Kerckohve:
https://27esimaora.corriere.it/il-tempo-delle-donne/2020/garage-idee-video/?video=18
L’OGGETTO RIGENERANTE: non un oggetto o una persona, ma l’arte come metodo dell’agire in maniera interdisciplinare, utilizzando più voci. Perché nel ’punto di fuga prospettico’ siamo tutti immersi, essendo noi implicati dall’alfabeto fonetico. L’interdisciplinarietà serve a evitare che si diventi il nostro stesso pensare, smarrendoci in un narcisismo che ci porterebbe a imporci sul mondo il quale a sua volta ritornerebbe del tutto falsificato e falsificante. È una rinuncia di potere necessaria al processo della conoscenza. È una rinuncia di conoscenza necessaria alla rigenerazione della conoscenza.
L’OGGETTO RIGENERATO: non un oggetto ma una postura del senso. È l’immaginario. Ovvero l’idea che siamo immersi in un mondo fatto di racconti, favole e storie e che tutto sia vero e falso allo stesso istante. Quando ero ragazzo mi perdevo in fantasie di ogni sorta e mi accompagnavano nella generazione e rigenerazione di un senso sempre nuovo. Osservavo la luna che sorge da dietro i monti e il sole che tramonta in mezzo al mare e al girotondo che avviene in cielo e oggi immagino tutti gli infiniti girotondi che avvengono nell’universo. Così penso che esiste un comune fenomeno dovuto alla rotazione assiale dei corpi celesti, e che tale fenomeno crea l’illusione del sorgere e tramontare del sole: la notte si alterna al dì ed è parte del giorno, quando poi il giorno si alterna alla notte e ne fa parte. Poi immagino che esistano pianeti e satelliti praticamente privi di atmosfera dove netta e visibile la linea di demarcazione tra notte e dì. Poiché ogni corpo celeste ha una propria velocità di rotazione, immagino che la durata del giorno varia da pianeta a pianeta.
VORREI RIGENERARE… l’idea di moderno. Oggi abbiamo bisogno di spostare l’immaginario collegato al termine reazione, dobbiamo accettare di diventare di nuovo reazionari nel senso di una Nuova Reazione che affronti la crisi ambientale, il buco nell’ozono, la grande isola di rifiuti dell’oceano, la sesta estinzione di massa, l’egemonia della tecnologia, la finanziarizzazione delle economie, la sovrappopolazione. Siamo nel XXI secolo e continuiamo ad abitarlo con l’immaginario del XX secolo. Ma il ’secolo breve’ è passato, e ci vincola a vivere il presente con atteggiamenti vecchi, con i paraocchi, guardando il futuro con uno specchio rivolto all’indietro. Dobbiamo rigenerarci tutti in artisti, perché solo l’artista è capace di vivere il presente con gli occhi del presente.
VORREI RIGENERARE… l’idea non solo del moderno, ma proprio dell’essere. Ormai ci lavoro ogni giorno, scrivendo un libro sulla fisica quantica e le sue implicazioni per la conoscenza e le nostre esperienze della realtà. La pandemia tornando infodemia ha provocato un’accelerazione vertiginosa di due tendenze già in corso prima, la trasformazione digitale e la proliferazione delle fake news e della ‘post-verità’. La cultura alfabetica ci ha dato almeno in Occidente il senso che la coscienza era chiaramente divisa fra soggettività e oggettività. La parte soggettiva conteneva l’immaginario e la libertà di pensiero euristico ma non scientifico fino a che non è stato verificato nella parte oggettiva. È questa distinzione fondamentale che sparisce oggi nella confusione generata dal conflitto della fluidità digitale contra l’alfabeto. Si chiama ‘lo sparire del referente’. Secondo la semiotica, scienza del significare, tutti segni, oggetti, parole, per acquisire lo statuto di significanze credibile devono soddisfare tre relazioni: il rapporto dell’oggetto, chiamato ‘significante’ con il ‘significato’, la cosa che intende; poi il rapporto di questo significato con il ‘referente’, la cosa a che si riferisce nella conoscenza condivisa, realtà o anche finzione però esistente nel senso comune; in fine si verifica il rapporto fra il referente e il significante e cosi si chiude l’accordo sulla viabilità del concetto. Per farla breve, lo sparire del referente nel discorso politico fuorviante sui fatti, sulla scienza, sul clima crea confusione fra soggettiva e oggettiva in numerose persone che credono su parole senza verificare l’autenticità delle dichiarazioni. La generalizzazione di questo fenomeno sta eliminando l’autorità dell’oggettivo che ormai prende rifugio negli algoritmi. A partire da queste tre risposte va rigenerando una nuova epistemologia più sottile meno fissata su definizioni e più su valori.
Pubblicato il: 09.10.2020
Articoli, approfondimenti, notizie ed eventi di Accademia Unidee della Fondazione Pistoletto a cura di Marco Liberatore del Gruppo Ippolita