A poca distanza dall’Accademia UNIDEE si possono trovare numerosi siti di interesse ambientale e paesaggistico. Per darne un’idea ne presentiamo qui alcuni.
Le cellule dedicate alla vitivinicoltura sono parte integrante di un mosaico museale, fatto di oggetti, tecniche, strutture, materiali. Dal Ricetto si dilatano percorsi esterni: itinerario verde verso la Baraggia, itinerario rosso verso il “vigneto laboratorio”, itinerario azzurro verso le chiese e gli affreschi. Nell’ecomuseo candelese sono percepibili il patrimonio culturale e i legami creati dalla comunità nei secoli; all’interno di alcune cantine l’Ecomuseo della Vitivinicoltura documenta l’antica vocazione agricola dei candelesi.
Se vi capita di vedere la peonia, il giglio martagone e l’arnica montana in compagnia della rosa rugosa della Cina, della primula himalayana, oppure della calluna, della campanula incisa o della stella alpina, probabilmente siete nel Giardino Botanico di Oropa.
Che non è la Torre di Babele dei vegetali, ma piuttosto un piccolo “feudo” del Regno delle Piante dove sono raccolti rappresentanti delle principali categorie utilizzate dai botanici per suddividere le oltre 250.000 specie diffuse sul nostro pianeta.
Nel Giardino Botanico di Oropa a 1200 m di quota, solo artificio, studio e cure costanti rendono possibile la difficile convivenza tra le specie di vegetali, sottospecie e varietà, all’interno di una superficie di 10.700 metri quadrati. Ricco di piante, ma anche di itinerari, spunti e attività per adulti e bambini, il Giardino di Oropa è visitato, tra maggio e settembre, mediamente da oltre 7.000 visitatori. Il Giardino si visita a piedi: è d’obbligo lasciare traffico, rumori e ansie ai parcheggi del Santuario, in prossimità della stazione della Funivia che porta al Mucrone.
Per il suo carattere dimostrativo e suggestivo, la struttura contribuisce ad avvicinare il pubblico al mondo delle piante e cerca di destare rispetto per la natura. Svolge attività di conservazione delle piante minacciate e porta avanti progetti di conservazione di specie a rischio, collaborando con la Banca del germoplasma vegetale della Regione Piemonte.
A partire dagli anni ’30 Ermenegildo Zegna progettò e finanziò la strada panoramica che collega Trivero ad Andrate, nel Canavese, e che ancora oggi porta il suo nome. Trasformò la montagna triverese in un armonioso giardino, promuovendo la piantumazione di mezzo milione di conifere e molte centinaia di rododendri e ortensie.
Il gruppo E. Zegna, nell’intento di continuare l’opera del fondatore con lo stesso impegno nei confronti della sua terra natale, ha creato l’Oasi Zegna. Il progetto si è sviluppato lungo i 26 Km della panoramica Zegna tra Trivero e Rosazza.
Finalizzato alla valorizzazione del territorio, offre ai visitatori una concreta possibilità di dialogo con la natura, avvalendosi di un innovativo sistema segnaletico.
Il Ricetto di Candelo è una struttura fortificata tardo-medievale (XIII – XIV sec.) realizzata dalla comunità contadina locale, senza alcun intervento feudale, su un fondo in origine proprietà dei nobili Vialardi di Villanova e poi riscattato dai Candelesi.
In origine, il ricetto doveva fornire protezione stabile alle cose più preziose della comunità, ossia i prodotti della terra. In primo luogo le granaglie e il vino. Solo in casi estremi di pericolo, e per breve tempo, anche la popolazione vi si rifugiava.
Il ricetto è a pianta pseudo-pentagonale, occupa una superficie di circa 13.000 mq ed è cinto da mura difensive costruite con ciottoli di torrente posti in opera a “spina di pesce” (opus spicatum); agli angoli garantivano la difesa quattro torri rotonde e, a metà del lato nord, una torre quadra da cortina.
Il segreto delle splendide condizioni di conservazione del monumento e che fanno sì che esso possa essere considerato un “unicum” del suo genere, consiste nell’uso totalmente contadino che se n’è fatto fino a tempi molto recenti ed in parte ancora oggi. Il ricetto di Candelo, a differenza di molti analoghi monumenti che costellavano il Piemonte (più di 200, di cui 112 nel Biellese, ora in gran parte scomparsi o fortemente trasformati) ha subito, nel complesso, pochi rimaneggiamenti.
Parco o giardino? Entrambi. Le due unità paesaggistiche si fondono nella Burcina in un unico organismo che raggiunge un equilibrio perfetto. Tanta è la biodiversità qui conservata: faggi, farnie, lecci, aceri, querce e betulle, accanto a esuberanti fioriture provenienti da tutto il mondo. Punto di riferimento è la “Biblioteca nella Natura”, un progetto del WWF Biellese, in collaborazione con l’Ente di gestione delle Riserve Pedemontane e Terre d’Acqua, che rientra nel più vasto intervento di valorizzazione attivato negli ultimi anni dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Biella.
Una realtà ricca di storia, dal medioevo fino alla rivoluzione industriale.
Abbiamo la fortuna di trovarci in un complesso storico-industriale unico, per questo siamo dotati di bellissimi spazi per tutte le esigenze di studio. Inoltre abbiamo pensato a fornire una serie di utili servizi per i nostri studenti.